martedì 10 aprile 2018

Farsi una sorpresa, si può!

Chi ama il design, l'arte, la musica, chi vorrebbe conoscere un po' di cultura indipendente, ma soprattutto chi ama le sorprese, non dovrebbe farsi scappare l'occasione di ordinare a domicilio una bella scatola dal contenuto misterioso per lasciarsi sorprendere al momento dell'apertura.
Una Hoppípolla è proprio ciò che fa al caso vostro!

In questo post vi parlerò di un'iniziativa di cui sono venuta a conoscenza da poco, ma che mi ha incuriosita parecchio, un'ottima idea anche per un regalo!

Hoppípolla è una scatola di prodotti selezionati per stupire e far conoscere nuovi creativi, una raccolta di progetti indipendenti, coraggiosi e differenti!
Per riceverla a casa ci si può abbonare, risparmiando qualche euro, direttamente sul sito internet (di cui vi lascio il link qui), oppure acquistarne una ogni volta lo si desideri!
Io mi sono fatta tentare: a marzo ho acquistato la mia prima box di cui ora vi parlerò e di cui vi svelerò il contenuto.
Sono rimasta ultra soddisfatta! Ho trovato cose che sembravano fatte apposta per me, che rispecchiano totalmente i miei gusti.


Ecco qui la scatola di marzo già bellissima dall'esterno, a mio avviso 😍
Ora vi svelo, ad una ad una, le sorprese all'interno della BOX#15:



🌵Oggetto di design: una coppia di tovagliette illustrate da Giulia Sagramola con tante piante (tra cui i miei amati cactus) ed un bellissimo cane! Il disegno è inserito all'interno del tessuto, in cotone, realizzati da artigiani esperti tessitori



📚Progetto di editoria indipendente: ''Sei stato felice, Giovanni'' nuova edizione del romanzo d'esordio di Giovanni Arpino. ''Una storia da ultima sbronza, in attesa dell'età adulta e del porco avvenire''


Playlist del mese: illustrazione e playlist di Alessandro Baronciani ascoltabile sull'account Spotify dihoppipolla.box

🍬Piccola sorpresa: manciata di caramelle biologiche prodotte con zucchero di canna, miele di zagara da ape nera sicula e oli essenziali purissimi. Il loro marchio (Sabadì) è stato fondato da un giovane veronese.



✏Progetto di illustrazione: una stampa in risograph di Silvia Reginato che sdrammatizza il tema della primavera ed il problema di allergie che affligge molti in questo periodo 😂.


Che vi pare? Vi ho incuriositi?
Io penso che acquisterò anche quella di aprile!
Spero di avervi fatto scoprire qualcosa di nuovo ed interessante! Fatemi sapere se entrerete anche voi nel mondo di Hoppípolla.

A presto, D.

venerdì 2 marzo 2018

Il mondo si rialza col sorriso di un bambino

Oggi scrivo questo post in toni un po’ più seri del solito. Questo perché serio è il tema di cui ho deciso di parlarvi. Come ben sapete, sono molto interessata alla criminologia, seguo qualsiasi trasmissione, qualsiasi pagina social che tratti l’argomento in questione. Tra questi c’è il mio solito appuntamento del venerdì su rete 4 con Quarto Grado condotto da Gianluigi Nuzzi, un programma che ripercorre i fatti di cronaca nera mai risolti e che hanno scombussolato il nostro paese. Tra i vari giornalisti ce n’è uno che mi è sempre arrivato di più degli altri, che si è sempre distinto per la sua delicatezza e la sua professionalità: Simone Toscano. Anche per me era uno sconosciuto, come per tanti di voi credo, fin quando ho iniziato a leggere i suoi libri, prima il Creasogni e poi proprio ieri ho terminato quello che credo sia il suo capolavoro, Nel nome di Lorys.


Lorys è il bambino di 8 anni, di Santa Croce Camerina ucciso barbaramente tre anni fa. Simone nel suo libro ripercorre tutta la vicenda, portando alla luce, attraverso la testimonianza del papà di Lorys, particolari che in televisione ci appaiono sbrigativi e di poco conto.


Scrivo questo post non per narrarvi il libro, credo che le mie parole sminuirebbero quanto di meraviglioso ha creato Simone. Scrivo questo post perchè ultimamente sempre più bambini compaiono sulle pagine di giornali, vite così piccole spezzate per un motivo o per l’altro. C’è una frase nel libro che mi ha colpito “a 8 anni non puoi aver fatto qualcosa di male: qualsiasi cosa tu abbia fatto, detto o visto, non puoi essere colpevole. Non puoi”. Come il papà di Lorys anche io penso lo stesso. I bambini sono quanto di più bello ci sia al mondo, è grazie a loro se anche noi adulti riusciamo a prendere la vita con più leggerezza, è grazie alla loro innocenza se ci arrabbiamo un po’ meno e sorridiamo un po’ di più. Simone ha dato voce a Lorys, a quel bambino che non ha più voce. Lo ha fatto con delicatezza, tratto che l’ha sempre contraddistinto, l’ha fatto rispettando i tempi di ogni protagonista di questa brutta storia. In queste vicende ci si entra in punta di piedi, non colpevolizzando nessuno, ma ascoltando tutti. I bambini vanno rispettati e quando succede tutto questo, mi viene da pensare che vadano anche imitati. Non farebbero del male a nessuno e nessuno dovrebbe fare loro del male. Che abitino in Italia, in Siria o in qualunque altro paese, i bambini rappresentano il colore più vivace dell’arcobaleno, il sole più caldo, il luogo più sicuro in cui rifugiarsi.


Terminato il libro ho provato un senso di vuoto, di smarrimento. Giunta all’ultima parola ho capito che quel libro mi sarebbe mancato, continuavo a sfogliarlo timorosa di essermi persa qualche frammento. In realtà era realmente terminato, divorato in 5 giorni. Per gli appassionati di cronaca come me sono sicura che non potete farvelo scappare. Per chi, invece, non ama particolarmente il genere, vi consiglio di acquistarlo ugualmente per un semplice motivo: se siete mamme, papà, sorelle, fratelli ecc., leggendo il libro di Simone non potete non sentirvi almeno un po’ toccati dalla vicenda, così lontana da noi, ma in realtà così vicina. Attraverso le sue parole non potete non amare Lorys, e non potete non comprendere il dolore di un padre che ha perso per sempre una parte della sua vita. Fatelo per voi, ma soprattutto per Lorys, che nel suo silenzio ha lasciato tanto ad ognuno di Noi. Così come conclude il libro Simone.


Dopo averlo letto scrivetemi, sarò molto felice di scambiare con voi idee e pareri. A presto. 😘

N.


P.S. Il libro sta terminando un po’ ovunque, nonostante continui ad essere ristampato e messo in commercio. Se avete problemi nel trovarlo scrivete pure a Simone. Lo trovate in instagram come @ungiornalistanellarete, oppure in Facebook con la pagina “Simone Toscano”.

lunedì 26 febbraio 2018

Arte, Botero, Colore

Eccomi qui a raccontarvi qualcosa del weekend appena trascorso a spasso per Verona con l'amica ferrarese e... Burian, dalla Siberia con furore (mannaggia che freddo ragazzi ⛄). 
Le temperature sono crollate drasticamente in questi ultimi giorni, ed ovviamente io avevo già programmato da tempo di incontrare I. a Verona, nostra amatissima città. 
Qualche ora di passeggio, quindi, intervallata a momenti al riparo in qualche ristorante/negozietto/caffetteria. 
Una delle tappe scelte per restare al riparo dalle intemperie è stata la mostra di Botero presso AMO-Palazzo Forti (cliccate se volete informazioni inerenti al museo e a tutto ciò che ospita prossimamente) e proprio di questa tratterà il post di oggi.


La mostra (più di 50 opere) si articola in dieci sezioni che permettono di ripercorrere l'intera carriera dell'artista: Esordi, Versioni da antichi maestri, Nature morte, Circo, Vita Latino Americana, Politica, Corrida, Religione, Sante, Nudi. 
Fernando Botero Angulo, pittore, scultore e disegnatore, nasce nel 1932 a Medellín, in Colombia. 
La caratteristica principale delle sue opere è la dilatazione dei soggetti che acquisiscono appunto forme insolite ed irreali. Per quanto riguarda la pittura, i colori sono esuberanti e rimandano immediatamente al calore del Sudamerica.
La sua pittura non è catalogabile in nessun genere, pur essendo figurativa e richiamandosi alla classicità. 

Di seguito troverete alcune pillole della mostra così da farvi un'idea riguardo ciò che ho visto e che, fino ad aprile, potrete vedere. 

Versioni da antichi maestri 
Maria Antonietta, 2005

Botero rilegge il classicismo restituendo una visione personale a cavallo tra omaggio, ironia e deformazione.







Nature morte
Natura morta, 2000

La sua creatività e il suo ideale estetico sono basati sulla forma e sul volume sia per quanto riguarda i soggetti umani che per gli oggetti. 







Circo
Gente del circo, 2007

L' amore per il circo nasce in Messico. A colpirlo sono i personaggi, i loro colori, i movimenti, il loro stile di vita e lo spettacolo che ammalia bambini ed adulti.
In questi dipinti emerge spesso la malinconia in netto contrasto con i colori e le attività circensi.





Sante
Santa Gertrude, 2011

L'aurea di queste donne è sicuramente in contrapposizione con i loro vestiti e le loro posture.
Fernando le rappresenta come delle eroine, con in mano oggetti significativi come una Bibbia ed una croce o, in altri casi, una candela, un ramo di palma o, ancora, una spada.




Queste sono solo alcune delle varie opere presenti alla mostra, vi invito ad andarci per scoprire un artista molto amato in tutto il mondo, ma anche molto criticato.
Vi lascio con una citazione del pittore e spero di avervi incuriosito con il mio 'post del lunedì'.
Alla prossima.
D.

"Un'esposizione in un museo è una opportunità per confrontare un'opera con un'altra che è sempre la migliore lezione di pittura. Occorrono occhi freschi, liberi da ogni pregiudizio. Fortunatamente l'arte ha una grande dote, quella di essere inesauribile. È un processo senza fine, nel quale non si smette mai di imparare".

venerdì 2 febbraio 2018

Quelli che sorridono sempre

Eccomi qui a scrivervi nel giorno del mio TRENTESIMO compleanno! Ebbene sì, sono 30 anche se chi mi vede solitamente me ne dà 20 😂.
Ricordo ancora il momento in cui ho svelato la mia età ai miei colleghi... facce incredule che continuano a fare ad ogni compleanno! 🙈

Oggi volevo rendervi partecipi del regalo di compleanno che mi sono fatta quest'anno grazie anche alla mia amica ''B.'' (vi avevo parlato di lei nel post ''da una serie tv ad un tattoo'') che ha condiviso questa esperienza insieme a me.

Era tra i miei desideri più grandi, quelli che nascono con te, quelli che non ti abbandonano nemmeno con l'avanzare dell'età:  L' INCONTRO RAVVICINATO CON UN DELFINO.


Ogni volta che guardo le foto penso: ''ma l'ho fatto davvero?'', sì perché è stato un po' come un sogno, quelle cose che passano così in fretta che nemmeno hai il tempo di accorgertene!
E' stata un'emozione incredibile, entrambe sembravamo due sceme con gli occhi a cuore che ascoltavano l'istruttore senza realmente capire cosa ci stesse dicendo.
Innanzitutto vi dico che quest'esperienza l'abbiamo vissuta nel parco acquatico ''AQUALAND'' di Costa Adeje, Tenerife.
Oltre al prezzo del biglietto d'ingresso che si paga abitualmente come in ogni parco, c'è la possibilità di aggiungere un'altra somma (che varia in base al tipo di esperienza) per poter incontrare i delfini. Visitate il sito se siete interessati, potrebbe essere l'idea per una vacanza!

Torniamo a noi, siamo arrivate, ci siamo recate all'ufficio, accompagnate ci siamo recate alla vasca dove poi saremmo entrate, ci siamo messe la muta e...via, nell'acqua (in una gelida acqua) di una piscina salata. Non c'era molto sole quel giorno, purtroppo, quindi eravamo un po' infreddolite e tremolanti, ma quando ci hanno detto che avremmo dovuto fare le foto (4 ciascuna) insieme ai due delfini lì davanti a noi, ci siamo ripigliate e addio freddo.

L'istruttore ci ha dato varie informazioni su quei meravigliosi mammiferi acquatici riguardanti l'alimentazione, la respirazione, la comunicazione tra loro, la gestazione, ecc.... (uno dei due delfini che abbiamo avuto modo di incontrare aveva ancora il latte per il suo cucciolo, anche lui presente in vasca).
Sapevate che il delfino non respira e non emette i suoni con la bocca, ma lo fa attraverso lo sfiatatoio che ha sul dorso?
E sapevate che pur avendo un gran numero di denti non mastica, ma ingurgita le prede intere?

Intanto noi tra una nozione e l'altra accarezzavamo il panciotto o il dorso di uno dei delfini, a turno😍.


Ad un certo punto ci viene richiesto di sdraiarci a pancia in su immergendo le orecchie nell'acqua (io e B. ci guardiamo basite ed un po' impanicate per la temperatura non proprio confortevole) in modo da ascoltare i vari suoni emessi dai delfini direttamente sott'acqua proprio come accade in natura.
Ci rialziamo e Christian, l'istruttore, ci porge le maschere per poterci immergere ed accarezzare così i delfini sott'acqua! Noi sempre più innamorate.

Durante l'ultimo step il ragazzo ci insegna diversi gesti che lui, come gli altri che fanno il suo lavoro (e che lavoro!), effettua durante gli show per comunicare con gli animali e per fare in modo che effettuino movimenti precisi come per esempio un tuffo, una piroetta e via dicendo.

Dopo la fantastica esperienza nella vasca insieme a loro, siamo andate a vedere lo spettacolo aperto a tutti e lì li abbiamo visti all'opera: buffe danze con gli istruttori, piroette, lanci di palla e tuffi nei cerchi.
Sono creature fantastiche e molto intelligenti e poi a voi non sembra sorridano sempre? 😃

Vi lascio con le altre due foto 🐬 e se vi piacciono gli animali, e soprattutto queste meraviglie, vi consiglio di trovare il modo e il tempo di vivervi questa avventura!
Fatevi un regalo!




Buona giornata a tutti!
D. 💙



sabato 6 gennaio 2018

Piovono “Struffoli”


Ciao ragazzi . ❤ Innanzitutto Buon Natale, Buon anno e anche buona befana. Come state ?

Perdonate l’assenza, ma tra festività, lavoro ed esami universitari sono stata totalmente rapita. Però ritorno per un giusto motivo: accogliere la “sfida”che mi ha mandato nello scorso post la mia amica D. e raccontarvi un pezzo della mia vita.

Fino ad ora, di me sapete solo che amo l’arte, la criminologia e sono follemente innamorata di Parigi e di tutto ciò che riguarda la Francia. Insomma sapete ben poco.

A questo vi aggiungo una parte fondamentale di ognuno di noi: le proprie origini. È intorno a queste che ruota tutto. Ebbene sì, abito in provincia di Bergamo ma, nonostante questa strepitosa città mi accolga da ormai 15 anni, la città che mi ha cullata fin da neonata è Napoli.

La mia famiglia, nonni, zii, cugini abitano a Pompei, l’antica città sepolta nel 79 d.C dall’eruzione del Vesuvio. È proprio qui che ho trascorso le più belle festività della mia vita, tra i sapori e i profumi partenopei che nel corso degli anni non sono stata in grado di sostituire. Sono sempre stata molto legata alla mia terra d’origine, una terra piena di difetti, ma sicuramente con più pregi. Uno tra i tanti è il forte attaccamento alla tradizione. In nessuna città in cui sono stata ho notato la sua bellezza come a Napoli (dite che sono di parte ?). Il periodo più bello? Beh, sicuramente quello natalizio. I preparativi iniziano minimo un mese prima, i piatti vanno preparati con cura e le giornate sono da organizzare nel migliore dei modi, sia mai che qualcosa vada storto. Bisogna arrivare sempre primi per accaparrarsi il pesce fresco, punto di forza della tavola napoletana, e gli spaghetti con le vongole non possono mai mancare. Come in ogni tradizione però in ogni paese e su ogni tavola, prima o poi, si arriva al dolce. Su qualsiasi tavola napoletana, nel periodo di Natale c’è un dolce che non può mai mancare: gli struffoli. Sembra una brutta parola, in realtà è un’esplosione di colori e soprattutto sapori. Cosa sono? Procediamo.

La storia ci narra che probabilmente gli struffoli siano approdati a Napoli grazie ai Greci, quando ancora la città era conosciuta come Partenope. Ed è proprio dal greco “strongoulos” che deriva il termine “struffolo”, che significa “arrotondato”, “dalla forma tondeggiante”. Infatti gli struffoli non sono altro che palline di medio-piccole dimensioni. Premetto che la preparazione è un po’ lunga, quindi anche voi temerari armatevi di buona pazienza e di tanto amore. Si sa che i dolci senza amore non riescono.


Iniziamo dagli ingredienti:
4 uova intere
50 g di burro (morbido)
60 g di vino bianco (in alternativa vermut, che trovate nei supermercati sotto il nome di “aperitivo di Torino”)
50 g di zucchero
1 pizzico di sale
500 g di farina
1/2 arancia
1/2 limone
Olio per friggere
500 g di miele Millefiori
2 vasetti piccoli di frutta candita
1 vasetto piccolo di ciliegine rosse (servono solo per abbellire, ma potete anche mangiarle ovviamente 😂)
1 vasetto di confettini colorati

Procedimento:
Disponete su un tagliere in legno (di quelli formato XXL) la farina setacciata a fontana, al centro aggiungete il burro morbido, le uova sbattute, il sale, il vino o il vermut (basta mezza tazzina), mezz’arancia e mezzo limone grattugiato (dunque dovete mettere solo la buccia, non il succo). Iniziate ad impastare (con le mani calde, dunque se come me abitate al nord e soffrite di mani gelide o se abitate ovunque e soffrite di mani gelide, vi consiglio di metterle per due minuti sotto l’acqua bollente) facendo aderire insieme tutti gli ingredienti.

Quando l’impasto è liscio ed omogeneo formate una palla e avvolgetela con della pellicola da cucina, ponetela in frigo e lasciate riposare per un’ora.

[Waiting for...
Preparazione psicologica..
Via..]

Trascorsa l’ora prendete il vostro panetto e appoggiatelo nuovamente sul tagliere pulito o dove avete precedentemente lavorato, assicuratevi che la base sia pulita. Cospargete di farina e iniziate a tagliare l’impasto, formate dei filoncini che andrete ad allungare con la mani, da qui tagliate tanti piccoli gnocchetti. Con le mani formate delle palline. E qui apro una parentesi, mi raccomando non fate delle palle da baseball, ma nemmeno dei piccoli pisellini findus, cercate di trovare un vostro equilibrio e soprattutto di realizzare palline più o meno uguali.

Intanto mettete dell’olio in una pentola, ce ne vuole abbastanza da far sì che le palline siano del tutto sommerse, e friggete. Purtroppo non c’è un modo per accorgersi se l’impasto sia cotto, l’unico “campanellino” è che se il vostro olio è bollente, appena le palline assumono un aspetto dorato potete toglierle. Il colore ideale è sul beige, dunque non devono nè essere pallide come me (per chi non mi conosce, tipo Biancaneve) nè marroni come le castagne (per l’appunto).

Una volta cotte tutte le palline, immergete il vasetto di miele in acqua bollente e lasciate scogliere, quando è pronto versatelo sulle palline e aggiungete la frutta candita. Mescolate il tutto, ponendo attenzione al fatto che tutte le palline devono essere “mielate” 😂, tutte ricoperte di miele. Rendete il tutto omogeneo. Quando avete terminato, prendete i confettini colorati e fateli cadere come neve insieme alle ciliegine rosse, mescolate nuovamente.

Per l’abbellimento la vera ricetta prevede anche altre decorazioni, ma personalmente da quando abito a Bergamo non sono mai stata in grado di trovarle, neanche nei grandi centri di pasticceria, e quindi ci si accontenta.

Voilà, gli struffoli sono pronti. Potete conservarli per un massimo di 3/4 giorni, oltre non è che siano da buttare però il sapore cambia e tendono anche ad indurirsi.

Aspetto i/le coraggiosi/e che si metteranno all’opera, mandatemi i vostri capolavori. Io intanto vi mostro il mio.



Mi ha fatto piacere condividere con voi una parte di me e della mia bellissima città, prossimo step
—> portare le mie amiche, D., S., ed A. a Napoli. Sono sicura che poi non vorranno più tornare.
Baci dolcezze.
A presto.

N.🍭